Intervista con l’autore de “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey”

Grazie alla rubrica #Bookstrotter e ad #Exploreading ho avuto la possibilità di “conoscere virtualmente” Roberto Sallustio, autore del libro “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey“.

Amo i racconti di viaggio, i viaggi che ispirano un racconto e la zona dei Balcani ha sempre solleticato la mia fantasia di curiosa viaggiatrice. C’erano quindi tutti gli ingredienti per un’ intervista con l’autore: è nato così questo dietro le quinte, arricchito da alcuni scatti di Roberto durante il suo viaggio.

1) Com’è nata l’idea di scrivere “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey”?

L’idea di scrivere “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey” è nata poco tempo dopo la realizzazione del viaggio narrato, del quale sono stato protagonista. Il libro si basa su un diario di viaggio, che non sarebbe dovuto restare a me; ma si sa, le cose non vanno (quasi) mai come vogliamo… Credo che sia stata principalmente la voglia di condividere le emozioni che mi hanno accompagnato durante questa esperienza a spingermi a scrivere. Non potevo tenere tutto per me. Forse anche per questo ho impiegato del tempo per definire la forma più consona alla stesura della storia.

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2) Quale immagine ti è rimasta più impressa durante il tuo viaggio nei Balcani?

Scontato dire l’immagine finale del tanto desiderato incontro, anche perché non era affatto certo, anzi. In realtà ce ne sono tante; una su tutte, curiosa, quella di una signora anziana a Belgrado che cuciva centrini in mezzo ad una folla quasi indifferente, mentre altre due che mi tornano in mente sono più dure: quella di un gruppetto di persone raccolte davanti ad un fuoco lungo i binari ferroviari prima di entrare in stazione a Belgrado, o ancora quella dell’istantanea che ritrae delle bambine a Sarajevo che giocano in un prato zeppo di piccole croci.

Ad incuriosirmi sono più le situazioni locali umane che quelle naturali. Questo libro parla soprattutto di incontri, sono una costante; d’altronde non potrebbe essere diversamente.

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3) Qual è il legame tra Joyce, Roberto e il tuo protagonista?

Il legame con Joyce nacque quando vivevo a Trieste. Joyce passò molto tempo in questa città. Ricordo che a volte mi fermavo davanti la statua che lo ritrae in centro e ci chiacchieravo. Non saprei dire perché lui mi ispirasse così tanto, più di Svevo o Saba (anche loro ‘si aggirano’ per il centro di Trieste), forse per la posizione di fronte al mare o per la scelta di entrambi di trasferirci a Trieste. Fatto sta che ripresi a leggere i suoi scritti (l’Ulisse, ad esempio, l’avevo iniziato ma non concluso), e mi piaceva particolarmente il suo focalizzarsi sui momenti quotidiani (penso anche a Gente di Dublino). Con il protagonista del libro ha in comune principalmente l’essere un buon osservatore e un (bel) po’ nomade: anche lui si spostò varie volte, cambiando diverse città.

4) In copertina l’illustrazione ricorda quasi un pellegrino: questo viaggio ha portato una trasformazione come ogni pellegrinaggio fatto con il cuore, oltre che con i piedi?

Direi proprio di sì! Posso tranquillamente affermare che per me ha rappresentato il passaggio da giovane ad adulto, mi ha confermato che dopo una fine c’è sempre un inizio (anche da ciò deriva l’aggettivo “eterno” del titolo), e che se si vuole rincontrare qualcuno basta solo volerlo, in qualche modo lo si fa… A volte dimentichiamo che non siamo padroni del tempo, e ci lasciamo sfuggire momenti, attimi che non sappiamo se torneranno o meno.

L’illustrazione in copertina vuole effettivamente simbolizzare la fatica, il peso del viaggio, di questo viaggio, e in generale quella della vita. Ed è anche vero che è stato una sorta di pellegrinaggio, anche se non realizzato tutto a piedi, nel senso che per gli spostamenti da città a città ho utilizzato vari mezzi; tuttavia, a fine viaggio, le scarpe erano talmente logore che le ho buttate!

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5) Dacci un consiglio di viaggio: i Balcani sono ancora per molti una meta sconosciuta ritenuta forse un po’ pericolosa. Da dove partire per un primo viaggio? E cosa evitare?

La scelta dei Balcani è stata dettata da vari motivi. Quello principale è stato la voglia, se non la necessità, di rincontrare dopo tanti anni la mia amica (o almeno provare a farlo). Uno altrettanto importante è stato il ricordo che avevo della guerra dei Balcani, la prima guerra che ho conosciuto, anche se all’epoca ero bambino; però, successivamente, l’ho ‘vissuta’ tramite i racconti di amici slavi. Un altro motivo, decisivo, è stato proprio il mettermi alla prova, attraversando zone non del tutto turistiche.

Alcune difficoltà le ho trovate per gli spostamenti (novembre non è proprio un bel periodo per andarci) e per la comunicazione (non tutta la gente del posto parla inglese, come da noi in Italia). L’unica paura che ho avuto, a parte il viaggiare da solo, che in alcune situazioni spaventa, è stata quella di fare un buco nell’acqua. Certo, mi sarebbe rimasto lo stesso il viaggio in sé, non poco insomma.

Per quanto riguarda i posti, la gente è stata cordialissima. Nessuno mi doveva niente, e tutti mi hanno aiutato,  sebbene con risvolti non sempre positivi… C’è questa visione negativa dei popoli dell’Est che francamente non ho mai condiviso, sarà per via delle mie esperienze, del mio essere curioso. Inoltre, credo che molto dipenda da come ci si pone verso gli ‘altri’. Nel libro sono presenti molti sorrisi e molti grazie, perché, ripeto, nessuno mi doveva niente e ho ricevuto molto. Se ho raggiunto lo scopo del viaggio è stato molto, ma molto merito loro.

Le capitali balcaniche sono ormai mete molto apprezzate: Zagabria, Belgrado e Sarajevo sono senz’altro da visitare e, prese singolarmente, facili da raggiungere. La costa croata ormai è famosissima, soprattutto per noi italiani; la parte più a sud un po’ meno, ma mi raccontavano di aree stupende che purtroppo non ho potuto visitare, anche perché non erano nel mio itinerario. Un buon motivo per ritornarci! Se posso dare un suggerimento, eviterei città piccole o di confine, principalmente per via delle problematiche raccontate prima. Poi, ovviamente, dipende da che viaggio (o vacanza) si vuol fare…

Una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato il commento di una lettrice: ha detto di voler ripercorrere in camper con la sua famiglia le tappe del viaggio. E, inutile dirlo, le è piaciuto tantissimo!

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Se siete pronti per partire verso i Balcani e volete un compagno di viaggio, o se state cercando un libro da mettere sotto l’albero “L’eterno viaggiare. The Balkan Express Journey” è in vendita sia online sia in libreria. Sulla Pagina Facebook dedicata al libro trovate altre curiosità e tutte le informazioni per l’acquisto.

11 Comments

  1. Riapri una ferita ancora aperta! Sai che qualche anno fa avevo fatto la valigia per fare un giro nei Balcani, con un sacco di vestiti hippie, e il mio fidanzato dell’epoca aveva girato inspiegabilmente la macchina verso la scicchissima Costa Azzurra? La vacanza era stata comunque buona, ma alla fine non ho più avuto occasione per esplorare l’ex Jugoslavia (in compenso ho capito che per vedere cosa si vuole è meglio viaggiare da sole!!!)

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  2. credo che leggerò questo libro, anche se solitamente non leggo libri di viaggio perchè li trovo noiosi, ma solo perchè vorrei viverli in prima persona. Questo però mi ispira moltissimo. Ti farò sapere.

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  3. Io sono stata solo in una piccolissima fettina dei Balcani e vorrei tanto ritornare in questi territori così affascinanti! Molto interessante questa intervista! 🙂 ❤

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